Sei appena uscito da una visita presso il tuo medico di base o presso un altro medico che ti ha diagnosticato una periartrite scapolo-omerale? Oppure hai appena ritirato un esame diagnostico con su scritto sopra periartrite di spalla?
Non devi assolutamente disperare, adesso ti spieghiamo che cosa sta succedendo…
Negli anni il termine periartrite scapolo-omerale è stato abusato diventando ad oggi una sorta di leggenda metropolitana, un mostro potente contro il quale lottare. In ambito medico è stato utilizzato per qualsiasi cosa riguardante una patologia a livello della spalla, che in realtà in linea teorica potrebbe andare anche bene, ma non spiegando mai al paziente di che cosa si stesse trattando è stato ingigantito talmente tanto da creare uno stato di paura, ansia e talvolta rassegnazione nei pazienti.
Quante volte sono arrivati pazienti impauriti con diagnosi di periartrite scapolo-omerale? Quante volte dei conoscenti sono arrivati rassegnati dicendo “Ho la periartrite di spalla, mi sa che ci dovrò convivere”?
Purtroppo da fisioterapisti ne abbiamo viste molte. E’ giunto il momento di fare un po’ di chiarezza.
CHE COSA E’?
Per comprendere che cosa si nasconde dietro a questo nome la cosa migliore è andare ad indagare l’origine di questo termine.
Il termine medico periartrite è possibile scomporlo in tre pezzi:
⦁ Per- : questo prefisso indica qualcosa che sta intorno, che circonda. In ambito anatomico è qualcosa anche che contiene.
⦁ -artr- : questo etimo significa qualcosa che ha a che fare con un’articolazione. In questo caso specificando dopo che si tratti di scapolo-omerale sappiamo già che parleremo di spalla.
⦁ -ite : il suffisso finale “ite” indica invece un processo patologico con proprietà infiammatoria. Diverse patologie in ambito muscolo-scheletrico hanno uno starter di questo genere; forse però la maggior parte dei pazienti non sa che l’infiammazione ha una durata di qualche giorno solamente (dai 3 ai 5 giorni). Si genera, fa il suo corso e poi gradualmente se ne va. Ma questa è un’altra cosa e ne parleremo in un altro momento.
Quindi, dopo aver analizzato pezzo per pezzo, possiamo tranquillamente dire che il termine periartrite scapolo-omerale significa “un processo di carattere infiammatorio che coinvolge i tessuti che stanno intorno all’articolazione scapolo-omerale (o più comunemente conosciuta come spalla)”.
QUINDI?
Dopo questa spiegazione è ovvio che uno si ponga due domande:
⦁ Come facciamo a sapere che la causa del dolore è un’infiammazione a livello dell’articolazione scapolo-omerale?
⦁ Quale struttura della spalla in particolare sta generando la sensazione dolorosa?
La risposta alla prima domanda è abbastanza semplice. Studi scientifici hanno ormai dimostrato che non sempre si tratti di un processo infiammatorio, anzi sembra che piuttosto si tratti di un sovraccarico forte e immediato o poco intenso ma durevole dovuto alle azioni che uno svolge nella vita di tutti i giorni (lavoro e/o sport). A meno che non si tratti di un trauma acuto diretto o indiretto o di un processo infettivo, è raro che si tratti di un processo infiammatorio.
Se sei curioso di approfondire questa parte è presente un altro articolo sul nostro BLOG di Spalla Clinic che potrebbe fare al caso tuo.
La seconda domanda invece è molto più difficile. Intorno alla spalla ci sono tantissime strutture: ossa, tendini della cuffia dei rotatori, borse sierose, muscoli della cuffia, guaine di scorrimento, capsula e legamenti. Tutti lì accantonati che si muovono e si modificano a seconda delle azioni che uno svolge.
Ecco qui sopra un immagine che riassume molto brevemente ciò di cui stiamo parlando. Non esistono test speciali che siano in grado di selezionare unicamente un unico elemento o distretto corporeo, possiamo al massimo selezionare un gruppo di tessuti e poi provare a ragionare su come possiamo modificare in senso positivo il sintomo del paziente.
L’obiettivo dell’ortopedico specialista di spalla e del fisioterapista è quello di ristabilire un equilibrio della biomeccanica della spalla in modo tale che non si sovraccarichi più. Non quello di farti passare l’infiammazione.
“Ma come?” Ti dirai. “Non è quello di farmi passare il dolore?” Indirettamente sì.
L’obiettivo è quello di farti tornare a fare tutto quello che facevi prima o che desideri praticare. Ovviamente la riduzione del sintomo doloroso è fondamentale, ma poi il team si soffermerà sul farti aumentare gradualmente la capacità di performare movimenti sempre più intensi, in senso di carichi, e più complessi.
Infiammazione=dolore?
NO! Assolutamente no.
Ma allora da cosa è generato il dolore? Come si crea?
Il dolore non è altro che il risultato di tutta una serie di operazioni che il nostro cervello compie continuamente e che anche in questo momento sta compiendo.
In periferia abbiamo tantissimi recettori che inviano perennemente informazioni al cervello. Queste informazioni sono di diverso genere: info sulla temperatura, sulla pressione che viene fatta sulla nostra pelle, sulle reazioni chimiche (puntura di zanzara o di ape), sulla posizione di articolazione, sullo stato di allungamento e di contrazione di un muscolo, …
Tutte queste info attraverso il midollo spinale arrivano fino al cervello e lì vengono processate dalla centralina: il nostro cervello non è altro che un grandissimo computer.
Queste informazioni ovviamente vengono aggiornate anche con altre info sullo stato psicologico ed emotivo attuale della persona: paure, ansie, stati depressivi, confronti con eventi simili successi in passato, felicità e tristezza.
Pare ovvio che se pungiamo con uno spillo con la solita pressione una persona che ha appena vinto alla lotteria e una che ha appena subito un lutto la sensazione dolorosa percepita sarà differente. O no?
Alla fine di tutte queste elaborazioni il cervello avrà un risultato. Se questo viene ritenuto dannoso o potenzialmente lesivo per l’integrità del nostro corpo allora verrà creato un segnale doloroso (di alta,media o lieve intensità); se invece non lo è allora al massimo vengono riprodotte sensazioni di allungamento, pressione, bruciore o anche nulla.
Quindi infiammazione=dolore? La risposta corretta è: dipende!
CONCLUSIONI
Al termine di tutto questo excursus che cosa possiamo dire della “periartrite scapolo-omerale”?
Forse non sarebbe meglio chiamarla “spalla dolorosa”? Almeno i pazienti non si perdono e non si impauriscono dietro a tutti questi termini in medichese.
L’unico consiglio che vi possiamo dare dopo aver subito una diagnosi del genere o dopo aver ritirato un esame diagnostico con questa dicitura è quello di affidarvi a un team specializzato nei trattamenti delle condizioni di spalla dolorosa.
Una equipe composta da un ortopedico che tratta unicamente spalle e fisioterapisti specializzati in materia che si confrontano e comunicano continuamente con il medico sui progressi e le varie soluzioni da trovare alle condizioni dei pazienti.
A CURA DI:
ANDREA BIANUCCI, FT, OMT
⦁ Specialista in terapia manuale ortopedica
⦁ Fisioterapista delle patologie di spalla nello sportivo “overhead”
⦁ Specialista nella riabilitazione del cestista, pallavolista e arti marziali
⦁ Specialista nel trattamento dei Trigger Point Miofasciali
www.linkedin.com/in/andreabianucci89