Lo sci alpino è praticato ogni anno da milioni di persone, sono stimati circa 400 milioni di sciatori al girno in oltre 2000 stazioni sciistiche in 80 Stati diversi e l’incidenza di infortuni è di circa 3 sciatori ogni 1000 al giorno. Perciò si può comprendere come il numero di sciatori che si infortunano durante una stagione sciistica sia molto elevato. Questo dato si riferisce agli sciatori amatoriali mentre per quanto riguarda gli sciatori che gareggiano in competizioni, il tasso di infortunio è più elevato e rappresenta circa 1,9-4 sciatori ogni 1000 al giorno poiché sono presenti ulteriori fattori che influenzano questo dato. Infatti le velocità elevate, la notevole pendenza delle piste, la difficoltà dei tracciati e la volontà di spingersi oltre i propri limiti per vincere, sono elementi che aumentano notevolmente la probabilità di infortunio.
La riduzione dell’incidenza di infortuni durante lo sci
Rispetto al passato l’incidenza di infortuni durante lo sci si è ridotta drasticamente; ciò è stato dimostrato da alcuni studi che mostrano come intorno agli anni ’60 il tasso di infortuni fosse di circa 6 su 1000 sciatori al giorno. Questo dato assume una rilevanza ancora maggiore se si considera che il numero di sciatori in quegli anni fosse molto inferiore al numero attuale.
Questa riduzione degli infortuni è stata possibile grazie al cambiamento radicale che ha subito il modo di sciare nel corso degli anni. Questo cambiamento è avvenuto poiché nel tempo ci sono state numerose e radicali modifiche delle attrezzature da sci come ad esempio l’introduzione degli sci carving.
Infatti questa tipologia di sci più corti e con sciancrature a livello di punte e code, essendo più semplici da governare, ha permesso di agevolare la scelta delle traiettorie durante la discesa e in generale ha facilitato la sciata, rendendo così questo sport più accessibile.
Inoltre sono stati introdotti scarponi da sci più alti e più rigidi, i quali andassero a proteggere in maniera efficace il piede, la caviglia e la gamba.
Un ruolo fondamentale lo assumono anche gli attacchi da sci. Quelli di ultima generazione consentono un rilascio dello scarpone, in caso di caduta o in seguito ad un movimento non naturale, più immediato e facile.
Questa riduzione è stata permessa anche dall’introduzione del casco da sci.
Da quanto detto finora è possibile concludere che gli infortuni nello sci, in particolare quelli relativi agli arti inferiori, è diminuito nel tempo: e gli infortuni agli arti superiori?
È importante fare alcune considerazioni riguardo questa tipologia di infortuni, poiché rappresentano una componente considerevole della totalità degli infortuni. Gli infortuni all’arto superiore hanno subito un aumento costante dagli anni ’70 a ora. Tra questo gruppo troviamo gli infortuni alla spalla, al gomito, al polso/mano.
Solitamente si presentano in seguito ad una caduta, la quale causa un trauma di natura diretta o indiretta. Si può incorrere in fratture e lussazioni nella maggior parte dei casi, alle volte anche in infortuni di tipo muscolare.
Infortuni alla spalla nello sci
Circa l’11 % degli infortuni dell’arto superiore è localizzato alla spalla. I processi più comuni di infortunio sono: lesione della cuffia dei rotatori (24 %), lussazione e sublussazione anteriore gleno-omerale (22 %), frattura prossimale di omero (19%), distacco acromion-clavicolare (13 %), fratture della clavicola (9 %).
Gli infortuni alle spalle si manifestano più frequentemente in seguito a cadute, le quali sono causate principalmente da 3 meccanismi:
- un carico assiale da parte di un braccio disteso,
- un colpo diretto alla spalla,
- un carico eccentrico mentre lo sciatore si oppone ad una abduzione forzata.
Gli infortuni alla spalla possono inoltre presentarsi da una collisione o da eccessive forze in extrarotazione risultanti dal prolungato e improprio piantamento del bastoncino da sci.
La prevalenza di fratture/lussazioni risulta più alta negli sciatori che negli snowboarder (33,9% e 12,4%, rispettivamente).
La lussazione della spalla
Quando parliamo di lussazione della spalla ci riferiamo allo spostamento dei capi articolari dalla loro posizione naturale. La lussazione di spalla può avvenire a seguito di una caduta improvvisa sul manto nevoso o sul ghiaccio con il braccio lontano dal corpo: nella caduta, la testa dell’omero si sposta dalla sua sede, una superficie di per se’ poco contenitiva che si trova sulla scapola detta glena, determinando un’impossibilità pressoché totale di muovere il braccio. Uscendo dalla loro sede, i capi articolari possono causare danni ai legamenti gleno-omerali assimilabili ai legamenti crociati del ginocchio, ma a seconda dell’energia in gioco anche ai comparti ossei e/o tendinei della cuffia dei rotatori, limitando in maniera significativa la funzionalità dell’articolazione anche dopo la riduzione della lussazione.
La lesione della cuffia dei rotatori
La lesione di uno dei tendini che compongono la cuffia dei rotatori può avvenire a causa di una caduta diretta sulla spalla; nel trauma diretto della spalla sul manto nevoso l’acromion va a subire una pressione tale da farlo collidere sulla cuffia dei rotatori e se questo impatto risulta violento l’osso (acromion) può lesionare uno o più tendini. L’entità del trauma, la forma della superficie inferiore dell’acromion (più o meno tagliente; acromion uncinato), ma anche la flessibilità dei muscoli e dei tendini che compongono la cuffia dei rotatori, andranno ad incidere sull’entità della lesione (completa o parziale).
Anche una caduta con il braccio braccio extraruotato (tendenzialmente quando si cade senza saper cadere si tende a ruotare il braccio verso l’esterno in modo da creare un solido punto di appoggio per proteggere il resto del corpo) può andare a lussare anteriormente la spalla danneggiando i tendini della cuffia.
La frattura prossimale di omero
Normalmente queste fratture sono provocate o da un colpo diretto alla spalla oppure da una colpo indiretto che si verifica in seguito ad una caduta sulla mano con l’arto teso. Queste fratture si osservano nei traumi ad elevata energia a carico della spalla, che il più delle volte determinano una frattura pluriframmentaria scomposta associata, in alcuni casi, ad una lussazione dei capi articolari
Il distacco acromion-clavicolare
Si parla di lussazione dell’articolazione acromion-claveare quando, a seguito di un trauma violento a carico della spalla, il legamenti che tengono unite l’estremità laterale della clavicola con l’acromion subiscono una rottura che può essere parziale o totale e che determina una perdita dei reciproci rapporti articolari. La causa della lussazione è sempre un trauma violento che si scarica sulla faccia laterale della spalla e in genere consiste in una caduta laterale senza protezione.
La frattura di clavicola
La frattura della clavicola è un trauma piuttosto frequente negli sport come lo sci dove le cadute sono all’ordine del giorno. La maggior parte di esse si verifica infatti in seguito a contrasti o violente cadute sulla spalla o sulla mano ipertesa in avanti. Anche un violento trauma che colpisce direttamente la clavicola può causarne la rottura. Una clavicola rotta provoca dolore, gonfiore e tumefazione. Il dolore alla spalla aumenta con il movimento. A volte si presenta un’alterazione del normale profilo della spalla intorno alla zona della frattura ed è possibile avvertire un crepitio quando si prova ad alzare il braccio.
È possibile prevenire gli infortuni agli arti superiori negli sport alpini?
Assolutamente sì. Sembrerà strano ma la prima cosa da imparare quando si affronta una pista è come cadere; nel caso ci si trovi in situazioni di emergenza è opportuno valutare se optare per la caduta o per il recupero e questa decisione va presa in modo perentorio e in brevissimo tempo: anche in questo si misura l’esperienza dello sciatore. La velocità è determinante in queste situazioni: maggiore è la velocità, minore è il tempo per decidere.
Durante la caduta, è importantissimo seguire le seguenti istruzioni, grazie alle quali potrete diminuire di almeno il 50% il rischio di un infortunio
- Mantenere i piedi uniti.
- Non distendere le gambe, ma mantenere le ginocchia flesse.
- Non tentare di rialzarsi mentre si è ancora in movimento. Quando siete a terra, state a terra finché non vi fermate.
- Non atterrare sulle mani. Mantenere le braccia in alto e in avanti.
Una volta appreso se e come cadere, può essere utile preparare il distretto superiore all’eventuale collisione con il terreno. In che modo?
Il programma preventivo prevede esercizi di rinforzo a carico crescente di tutto il complesso muscolare scapolo-omerale con particolare attenzione agli stabilizzatori di scapola e alla cuffia dei rotatori; gli esercizi dovranno prevedere un lavoro isometrico, isotonico concentrico, isotonico eccentrico fino ad arrivare all’allenamento isoinerziale e pliometrico. In associazione all’incremento della forza sarà indicato focalizzare l’attenzione anche sul controllo neuromuscolare del quadrante superiore, per massimizzare il feedback stimolo propriocettivo-risposta neuromuscolare.